Adesso che abbiamo ripreso ad uscire, e siamo in zona bianca, possiamo riprendere la nostra socialità e ritrovare gli amici o fare nuove amicizie. Già, ma magari le nostre tattiche di socializzazione si sono arrugginite, e dobbiamo trovare nuovi argomenti che possano avere presa con tutti, amici e potenziali nuovi conoscenti. La parola chiave è STRESS! Chi non ha usato questa parola in questa pandemia? La usavamo prima, e la utilizzeremo anche nel “New Normal”.
Il vocabolario Treccani indica come stress “Nell’uso corrente, tensione nervosa, logorio, affaticamento psicofisico, e anche il fatto, la situazione e sim. che ne costituiscono la causa:
- è da tanto tempo che è sotto stress;
- risente ancora dello stress di quella lunga e frenetica attività;
- non ha ancora superato lo stress dell’intervento chirurgico;
- lo stress della vita moderna;
- guidare in città nelle ore di punta è diventato uno stress notevole.
Con questi argomenti ci sarebbe già da accompagnare più di un aperitivo, ma a noi italiani parlare di stress piace molto; provate a ricercare su Google Trends la frequenza di ricerca della parola “stress”: il 21 febbraio 2020 l’indice di interesse, da 0 a 100, era pari a 69 in Italia, ed eravamo più bassi rispetto a D (93), USA (91), UK (91), F (78); oggi invece l’indice di interesse è 100, un primato che condividiamo con i francesi e sopra la media mondiale che attualmente è di 92.
E come spesso accade è più facile condividere con le persone che ci circondano i nostri problemi, piuttosto che trovare soluzioni; per questo la ricerca relativa “gestire lo stress” ha indici di interesse molto più bassi, toccando al massimo, nel periodo Covid, il livello 30.
Questo vuol dire che siamo sempre più bravi a parlare e a discutere, e molto meno pratici quando si tratta di prenderci cura di noi stessi. Insomma, anche fuori dal calcio, siamo sempre “allenatori”.
Eppure, trovare il giusto equilibrio di stress è fondamentale nella nostra vita personale e lavorativa. La legge Yerkes Dodson, infatti, afferma che le prestazioni aumentano con eccitazione fisiologica o mentale (stress), ma solo fino a un certo punto: quando il livello di stress diventa troppo elevato, infatti, le prestazioni diminuiscono, e si attiva la nostra capacità di anticipare irrazionalmente minacce o futuri problemi, e anche se sappiamo che le nostre paure sono irrazionali, non siamo in grado di a bloccarli. E se poi il problem solving è un nostro punto di forza, scannerizzare continuamente le nostre azioni per migliorare e trovare soluzioni, contribuisce a generare uno stress eccessivo e può condurre al burnout.
La gestione dello stress è una delle tematiche fondamentali della mia attività di coach, che più tratto nelle mie sessioni di coaching; per uscire da questo circolo vizioso, infatti, è necessario fermare la nostra mente, applicando una delle diverse strategie esistenti. Ne riporto due, che sono quelle che più spesso applico nel corso delle mie sessioni di coaching:
La prima è stata creata da Timothy Gallwey – ed è formata da 4 fasi:
FASE 1: STOP and STEP BACK
Fermati, fai un passo indietro e osserva la situazione da una prospettiva più ampia, e analizza cosa sta succedendo.
FASE 2: THINK
Quali sono le mie priorità? Quali sono gli ostacoli? A quali mie risorse posso attingere?
FASE 3: ORGANIZE YOUR THINKING
Quali sono le opzioni, e qual è il piano d’azione?
FASE 4: PROCEED
Solo dopo avere acquisito una maggiore chiarezza, aver stabilito un processo di scelta e aver individuato le prossime tue azioni, allora puoi procedere verso la soluzione.
La seconda è seguire i 6 passi nella Ristrutturazione Cognitiva.
1. Premere il pulsante della pausa.
2. Identificare il fattore scatenante.
3. Notare i tuoi pensieri automatici.
4. Identificare la tua reazione emotiva e la sua intensità.
5. Generare pensieri alternativi.
6. Rivalutare l’intensità delle tue emozioni.
Cosa hanno in comune queste pratiche? Prima di tutto, insegnano a rallentare. La società ci impone di essere sempre performanti e che trovare una soluzione è un grande punto di forza, ma spesso reagiamo d’istinto di fronte ai nostri problemi, attaccando o nascondendoci inutilmente.
Facciamo una pausa, non siamo obbligati a reagire subito o a trovare una soluzione. Non guardiamo il dettaglio, ma osserviamo il panorama. Cerchiamo di unire tutti i puntini che sono intorno a noi, condividiamo le nostre paure e sensazioni senza remore, questo infatti ci aiuta ad essere più obiettivi. E infine, impariamo ad allargare l’orizzonte della nostra visione.
Se riesci a interiorizzare questi passi e a metterli in pratica sei già sulla buona strada per trovare ed individuare strategie efficaci adatte al tuo caso. Se vuoi approfondire l’argomento o vuoi poter contare sul supporto di una guida esperta, un coach che ti aiuti nel tuo percorso è quello che fa per te.
Contattami se vuoi iniziare un percorso, o anche solo per saperne di più.